Even: la memoria dei giorni

Sabato 30 gennaio ore 21,00

Teatro degli Acerbi presenta

Even: la memoria dei giorni

Omaggio a Etty Hillesum

testo di Patrizia Camatel

con Patrizia Camatel e Tommaso Massimo Rotella

regia di Tommaso Massimo Rotella

 

Realizzato in collaborazione con

il Progetto Culturale della Diocesi di Asti

l'Istituto Oblati di San Giuseppe di Asti

il Centro Culturale Edith Stein di Bra

 

 

“I membri di una qualche antica tribù avevano la consuetudine di mettere una pietruzza bianca o nera in un vaso alla fine di ogni giornata, in base all’andamento positivo o negativo del giorno. Un’abitudine sensata. Poi, in occasione della morte di qualcuno, si rovesciava il vaso e si poteva quindi constatare se la sua era stata una vita felice o no. Invece di tale rito con le pietruzze, alla fine della giornata io potrei scrivere in questo quaderno [...]. Lo farò per un mese intero. Sarà divertente vedere come va a finire.”

Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, 2012

 

 

Even è il termine ebraico che designa il sasso che si pone sulla tomba per ricordare le persone care: maggiore è il numero dei sassi, tanto meglio è onorata la memoria del defunto.

Il lavoro teatrale, come un umile sasso, vuole rendere omaggio alle vittime dell’orrore nazista di tutte le nazionalità. E lo fa attraverso l’atto “sacro” di raccontare una storia, per non far cadere nell’oblio tante di vite spezzate.

La storia prescelta, la voce rievocata, tra milioni, è quella di Etty Hillesum, giovane intellettuale ebrea olandese deportata e morta ad Auschwitz con la sua famiglia il 30 novembre 1943, a soli 29 anni.

Nonostante la giovane età Etty ci ha lasciato un bellissimo Diario, sincero, intimo e poetico, che pagina dopo pagina ci schiude gli ultimi anni di vita dell’autrice: la vita famigliare, la maturazione della personalità, la permanenza al campo di Westerbork, le relazioni sentimentali, la più importante delle quali quella con il suo psicoterapeuta, Julius Spier, che da rapporto passionale diventa ben presto lo stimolo reciproco, per i due, a tendere ad un amore più grande e puro, rivolto a tutta l’umanità e all’unione tra Dio e la creatura.

Lo spettacolo è suddiviso in scene che tratteggiano Etty, il contesto storico, la sua reazione spiazzante all’orrore della Shoah.

Per ciò che riguarda la stesura del testo, si fa largo impiego delle parole originali del Diario, scrivendo invece ex novo le parti di congiunzione tra le scene o gli adattamenti necessari per caratterizzare i personaggi in scena.

Per ciò che concerne invece la messa in scena, il lavoro di regia dà corpo fisico alle parole, attraverso azioni sobrie, sintetiche, che lasciano spazio alla voce della testimonianza. L’uso del gesto espressivo e talora anche derivato dalla danza può aggiungere un linguaggio efficace ad alcune scene.

Etty, a soli 29 anni, è già approdata a conquiste spirituali altissime: nel tempo dell’orrore nazista, sente di dover salvare Dio nell’uomo, piuttosto che arrendersi a pensarlo indifferente o addirittura colpevole del dolore e degli abomini che l’uomo genera. E lo fa con il titanico coraggio dei martiri che affrontano il loro destino con fiducia, anche quell’ultimo giorno, sul treno per Auschwitz.

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